Movida e ristoranti avranno un fattore in più su cui contare: i dehors. Senza sarà difficile riuscire ad aprire. Davanti allo Zoo Comunale di via Melzo c’è un operaio che sta cominciando a delimitare la zona destinata a ospitare l’area esterna riservata ai clienti. E’ un rettangolo di vernice bianca lungo più di dieci, o forse arriva a quindici metri. Racconta come sarà il gazebo una volta terminato: “Se non deve durare nel tempo è sufficiente utilizzare per la pavimentazione un legno qualunque, l’importante è che abbia uno spessore di due centimetri e mezzo o qualcosa in meno, basta che sia in grado di sopportare il peso della gente, dei tavolini, delle sedie”, dice, mentre dà una passata sull’asfalto.
Dopo la pedana (che solitamente ha un costo variabile intorno ai duemila euro, a seconda delle misure) toccherà alle paratie in legno intrecciato, con pannelli alti due metri, dove probabilmente ci sarà anche un rampicante. “Per costruire una struttura come questa – prosegue – servono al massimo due persone e un paio di giorni di lavoro”. All’interno del locale c’è Gabriele Palella, 28 anni, capo barman, che spiega che stanno realizzando quello che in gergo si chiama plateatico, ovvero “una pedana con gli ombrelloni. Chiaramente dovremo mantenere le distanze, due metri di seduta tra un tavolo e l’altro”. Lo Zoo Comunale ha aperto nel settembre del 2020, quando sembrava che il peggio fosse ormai passato. Palella racconta che Porta Venezia si divide in due parti, quella di via Lecco e quella di via Melzo. “La parte di Lecco è morta in questo periodo di zone rosse e arancioni a causa dell’asporto vietato dopo le 18 – dice Palella – mentre Melzo ha retto meglio perché ci sono molti locali con codice Ateco di ristorazione, quindi con asporto fino alle 22”.
Il gazebo e il plateatico di fatto diventano decisivi per cercare di porre un argine allo sprofondo dei bilanci di tantissime attività del settore. Secondo Biscarini, azienda milanese fondata nel 1972 e specializzata nella realizzazione di queste strutture, nel corso degli ultimi dodici mesi c’è stato un aumento di circa il 30 per cento di richiesta di dehors e sedie e tavoli da esterni. Si predilige l’uso di materiali come acciaio e alluminio. A produrre i pilastri e le travi (ma anche le vetrate) su misura è un fabbro. Il chiosco viene montato una prima volta all’interno degli spazi della ditta produttrice, per verificare che le dimensioni richieste siano state rispettate, e poi viene smontato e rimontato nel luogo di destinazione. In generale, il costo può oscillare tra i 20 mila e i 100 mila euro, ma il prezzo può scendere anche della metà se si tratta di costruzioni che non hanno un tetto bensì degli ombrelloni.
Vittoria Zanetti, 30 anni, è la co-fondatrice di Poke House, catena di ristoranti incentrati sul poke bowl, una pietanza tipica delle Hawaii che si basa su pesce crudo a cubetti, riso, insalata, frutta e salse. “Ci sentiamo fortunati – dice – perché siamo riusciti ad andare avanti grazie al delivery” . Molti dei locali con l’insegna Poke House hanno dei dehors in legno: “È un materiale che in effetti non è durevole – spiega Zanetti – l’abbiamo imparato con il tempo. Adesso usiamo dei trattamenti, prevalentemente in cera, per rendere il legno all’occorrenza lucido. Usiamo poco metallo e solo quando serve davvero, per esempio per le sedie, mentre la plastica è bandita”. Qualche gazebo è delimitato da fioriere, altri invece hanno una struttura in vetro che consente in ogni momento la necessaria circolazione d’aria.
Per il test ripartenza di oggi l’assessore Maran ha coniato l’hashtag #MISiedoFuori: “Domani dalle 13,30 – è l’invito – faremo una diretta su tante pagine fb: postate la vostra foto col caffè del mattino o con la pausa pranzo con “MIsiedofuori”. Aiutiamo la ripartenza”.